No mercy, nessuna pietà. E nessuno spazio per i sentimentalismi. Rafael Nadal non si lascia intenerire dalle dichiarazioni della vigilia del giovane Andrey Rublev, che si è professato fin dalla più tenera età assoluto fan del mancino di Manacor e, di contro, gli infligge una terrificante lezione di tennis, lasciando all'ennesimo rampante rappresentante della Next Gen la misera di cinque giochi (6-1, 6-2, 6-2 il punteggio finale).

Che per il ventenne russo le cose si potessero mettere decisamente male lo si è capito fin dalle primissime battute del match. E se su New York piove - al punto da costringere a giocare sotto il tetto - sul povero Rublev grandina: il maiorchino è pressoché ingiocabile sui propri turni di servizio e implacabile nei game di risposta, complice anche i tanti errori del giovane russo, che non trova risposte positive nel suo gioco ultra aggressivo. Tantissimi anche i doppi falli, con conseguente emorragia di punti e palle break, omaggi di cui un campionissimo come Rafa non certo bisogno ma che incassa altrettanto volentieri. E così, una partita che alla vigilia sembrava offrire altre premesse (e promesse), si risolve di fatto in un monologo di Nadal, a cui bastano 23 minuti per incamerare il primo set, e poco più di un'oretta e mezza per andare a ritirare il biglietto valido per la semifinale, prima di mettersi comodo in poltrona a gustarsi la clash of titans fra Roger Federer e Juan Martin Del Potro che deciderà il suo prossimo sfidante. Un match che, salvo cataclismi, difficilmente assumerà i connotati dell'allenamento agonistico che ha avuto per protagonista Rafa.

Sul fronte Rublev, la dura lezione subita oggi non cancella quanto di buono il ventenne moscovita ha messo in mostra durante tutto l'arco del torneo: su tutto, lo scalpo di Grigor Dimitrov, con il bulgaro - che pure navigava in un buon momento di forma- andato a impattare sul solido del tennista russo. Ma non solo: anche nella tempesta di oggi, Andrey ha saputo trovare e mettere in mostra sprazzi di classe che fanno ben sperare per il proseguo della sua carriera. Fra le nuove leve, i wannabe fab four del futuro, è stato lui il migliore (con una menzione per Shapovalov). Il tempo dirà se il futuro sarà suo, nel frattempo il presente è ancora di una vecchia guardia che fatica ad accettare l'idea di dover lasciare spazio alla generazione che avanza. E il pubblico di New York, intanto, si pregusta un ennesimo capitolo della rivalità Federer contro Nadal, che sarebbe una primizia assoluta nello slam americano. Del Potro permettendo, ça va sans dire.