Polvere di storia. Rafa Nadal annienta David Goffin, la semifinale più attesa si risolve in una manciata di minuti. Goffin è incantevole in avvio, muove Nadal, lo stordisce con il suo tennis di fioretto e spada, pensiero e braccio. Break e allungo, poi, sul 32 e servizio in favore del belga, il punto di volta. Si ribalta l'esito dello scambio, dal possibile 42 è 33, per decisione, errata, del giudice di sedia. Goffin si scioglie, Nadal, famelico, fiuta la preda. Corre via, verso la terza finale di stagione, dopo Melbourne e Miami. Ancora a secco, chiede alla terra, la sua terra, il primo sigillo, per urlare il suo ritorno. Monte-Carlo è il torneo di "casa", felice anche nei momenti più incerti. Lo scorso anno, l'assolo con Monfils, l'acuto del re in rosso.

Un torneo, quello di Rafa, sostanzialmente perfetto. Un solo set concesso, al debutto con Edmund. Poi, la lezione al rampante A.Zverev, la racchetta divelta dal tedesco a sottolineare il dominio spagnolo. Schwartzman l'elemento di passaggio, un quarto d'ordinanza, senza eccellere, fino alla semifinale con Goffin. Favorito, ovviamente, Nadal. A contendere il trono di Monte-Carlo al maiorchino, il connazionale Ramos Vinolas.

Sorpresa assoluta a questo livello e a questo punto della competizione. Il cammino eleva la candidatura di Ramos. Con Murray, l'apice della sua scalata, una rimonta perentoria al terzo, favorita dalle alterne lune di un numero uno al rientro. La conferma con Cilic, partita, quella con il croato, dai più volti. Un avvio perfetto di Ramos, poi la scivolata nel secondo parziale e lo schiaffo, sottoforma di break, in apertura di terzo. Da lì, un filotto d'oro, la conquista, a pugno chiuso, del penultimo atto. Tre set, infine, per regolare Pouille. Una maratona lunga due parziali, per acuire le difficoltà del transalpino a mantenere alta velocità di crociera.

Due i precedenti, entrambi favorevoli a Nadal, entrambi a Barcellona, su questa superficie. Quattro a zero il conto set, nel 2014, discreto equilibrio, dopo la feroce W di Rafa 12 mesi prima. Ramos può sfruttare un vantaggio, è di certo più abituato, in stagione, alla terra. Nadal, infatti, è alla prima fermata, mentre Ramos ha dalla sua la finale a San Paolo e le semifinali a Quito e Rio. Parte in seconda fila, ma non battuto. Gioca con nulla da perdere, un bel biglietto da visita.

La finale è in programma non prima delle 14.30.