Torna come ogni settimana lo Spazio Challenger di Vavel Italia, dedicato ai tornei minori del circuito ATP. Simone Cappelli vi ha già accompagnato nelle pieghe dei tornei di Izmir e Sibiu, ora è il momento di guardare lontano, a Columbus (USA) e Gwangju (Corea del Nord): due tornei con un parterre abbastanza di seconda fascia ma non per questo poveri di emozioni.

Tabellone modestissimo quello del Challenger, pur ricco (76.000 dollari), di Columbus, negli Stati Uniti: top-seed per Quentin Halys, numero 124 del ranking mondiale. Nella parte bassa del tabellone cadono subito teste di serie, fin dal primo turno: out Bhambri per forfait, Schnur e Garin, eliminato 6-4, 6-3 da Ante Pavic. Proprio il croato è la sorpresa della settimana: approfittando della sconfitta di Rahmantan, seconda testa di serie del seeding, contro Peliwo, riesce ad avanzare sconfiggendo prima Quiroz e poi, in rimonta, lo stesso Peliwo. In semifinale l'ostacolo è rappresentato dal canadese Frank Dancevic, reduce a sua volta dal doppio tie-break vinto contro King, ma il match è senza storia: Pavic domina anche qui e con un 6-3, 7-5 vola in finale. La parte alta di tabellone, invece, vede un percorso senza esclusione di colpi: ad abbandonare subito è Mcdonald, che si inchina ad Alexander Ward con un doppio 6-2. Il britannico arriva fino ai quarti, quando si siete al tavolo dei grandi facendo fuori in oltre due ore la quarta testa di serie Denis Kudla; dall'altra parte, Novikov ribalta il pronostico in una folle partita contro Halys, salvo poi sciogliersi (6-3, 6-1) contro lo stesso Ward. In finale sembra decisivo il lunghissimo tie-break del primo set, vinto al ventottesimo punto dall'anglofono, ma Pavic alza ancora il livello del suo gioco, offende e trionfa in rimonta per la quarta, clamorosa vittoria Challenger in carriera, la prima da sei anni a questa parte.

Sulla stessa linea, a livello di classifica, il torneo di Gwangju, in Corea del Nord. Dopo l'abbandono preventivo del numero 1 del seed Jordan Thompson, il miglior ranking è quello del numero 128 Peter Polansky. Presenti in tabellone anche due italiani che trovano poche fortune: subito out il lucky loser Frigerio, eliminato in due set da Diez, mentre passa un turno, contro la wild card locale Park, Alessandro Bega, poi costretto a cedere al numero 4 del tabellone Duckhee Lee. Sia Diez che Lee, però, vedono il loro percorso in tabellone interrompersi ai quarti di finale, rispettivamente contro Tatsuma Ito (6-2, 6-4) e Matthias Bachinger (6-3, 7-5). In una battaglia di quasi due ore, il tedesco sfodera il suo miglior tennis e passa in due set approdando alla finale. Nella parte bassa del tabellone, invece, si apre una voragine per le eliminazioni abbastanza clamorose di Statham, che aveva a sua volta battuto la settima testa di serie Moriya, e di Matthew Ebden (3). L'australiano cede al secondo turno ad un redivivo Marinko Matosevic, out dai primi 400 del mondo ma vittorioso in tre set, mentre Statham si piega al qualificato taiwanese Tsung-Hua Yang al termine di un match durissimo, chiuso 6-7, 7-5, 6-1. Dall'altra parte Polansky procede a velocità di crociera contro il lucky loser Takeuchi, mentre sia lo statunitense Giron che il padrone di casa Soon Woon Kwo lo costringono al tie-break del terzo set, ma entrambe le volte è la forza fisica e mentale del ventinovenne canadese a prevalere. In semifinale, però, il copione cambia: Yang approda dopo aver eliminato Matosevic, tiene botta e regala ai tifosi coreani un match combattutissimo. Due ore e mezza di lotta e colpi di scena: 6-4, 5-7, 6-2 e pronostico ribaltato per il classe '91 da Taiwan. La sua corsa da sogno, però, si infrange contro il muro di Bachinger in finale: troppo più lucido e pimpante il tedesco, stanco il suo avversario, il risultato è un 6-3, 6-4 senza storia che gli consegna il titolo.

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About the author
Stefano Fontana
Ventenne. Ex-Liceo Scientifico abruzzese, trapiantato a Bologna nella facoltà di ingegneria informatica. Da sempre malato di calcio, fede rigorosamente rossonera, alla quale nel tempo si è aggiunta quella biancorossa dei Gunners. Con gli anni ho imparato ad amare tennis e basket NBA, grazie rispettivamente a Roger Federer ed alle mani paranormali di Manu Ginobili. Aspirante chitarrista con poche fortune. Non rifiuto mai una birra gelata.