Atto terzo. Melbourne e Pechino alle spalle, alle porte Shanghai. Questione di minuti, ultimi dettagli. Nadal e Dimitrov si presentano nel tunnel che conduce al rettangolo di gioco. Secondo quarto di finale, in attesa di Del Potro e Federer - in chiusura con Gasquet. Si rinnova il duello tra lo spagnolo e il bulgaro, tra i più elettrizzanti di stagione, anche se a senso unico, almeno per i risultati. Rafa è in striscia aperta, vanta nove successi in dieci apparizioni con il rivale odierno, non perde dai quarti di Cincinnati - KO con Kyrgios. Un Rafa in continua evoluzione, in grado di limare col tempo anche le carenze su superficie rapida. D'assalto, col servizio e a rete. Sette giochi, questo il bottino complessivo di Donaldson e Fognini, avversari di Rafa nei primi turni del torneo asiatico. Numeri che confermano la forma, ottimale, del maiorchino, favorito n.1 per la vittoria finale. 

Di fronte, come detto, Dimitrov. Un'etichetta sulle spalle, pesante. Non basta una porzione in cemento da fuoriclasse. Il 1000 di Cincinnati per avanzare una candidatura, poi il passo falso a Flushing Meadows contro il Next Gen Rublev. A Pechino, l'incubo Nadal, la replica nel secondo set, momenti di accecante luce, prima del calo, naturale, nel terzo. Difficile reggere il ritmo, forsennato, di Rafa. Non concede respiro, ti porta in una dimensione superiore, insostenibile sulla lunga distanza. A Shanghai, un cammino incerto, tre set per piegare Harrison, il servizio per contrastare il colosso Querrey. Non basta questa versione per limitare Nadal, serve un Dimitrov di lusso, pronto all'errore, all'eccesso. Occorre confinare sul fondo Nadal, non permettere a Rafa di iniziare il suo tennis, di costruire e rifinire, di creare traiettorie e scambi. Prendere per mano la partita, anche a costo di finire fuorigiri. 

Il compito è chiaro, Dimitrov deve dimostrare di poter essere al livello di Nadal per un'intera partita, non solo per sporadici momenti. Uno step che separa sconfitta e vittoria, che divide inferno e paradiso, grandezza ed "anonimato". 

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Johnathan Scaffardi
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